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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), III, 16
 
originale
 
[16] Nunc etiam adulescentem quendam Boeotium summe decorum efflictim deperit totasque artis manus machinas omnes ardenter exercet. Audivi vesperi, meis his, inquam, auribus audivi, quod non celerius sol caelo ruisset noctique ad exercendas inlecebras magiae maturius cessisset, ipsi soli nubilam caliginem et perpetuas tenebras comminantem. Hunc iuvenem, cum e balneis rediret ipsa, tonstrinae residentem hesterna die forte conspexit ac me capillos eius, qui iam caede cultorum desecti humi iacebant, clanculo praecipit auferre. Quos me sedulo furtimque colligentem tonsor invenit, et quod alioquin publicitus maleficae disciplinae perinfames sumus, adreptam inclementer increpat: "Tune, ultima, non cessas subinde lectorum iuvenum capillamenta surripere? Quod scelus nisi tandem desines, magistratibus te constanter obiciam." Et verbum facto secutus immissa manu scrutatus e mediis papillis meis iam capillos absconditos iratus abripit. Quo gesto graviter adfecta mecumque reputans dominae meae mores, quod huius modi repulsa satis acriter commoveri meque verberare saevissime consuevit, iam de fuga consilium tenebam, sed istud quidem tui contemplatione abieci statim.
 
traduzione
 
?Ora, per esempio, ? pazzamente innamorata di un bellissimo giovane della Beozia ed ? l? tutta presa a trafficare con le sue arti e le sue trappole. Pensa che ieri sera, proprio con queste orecchie, io l'ho sentita che minacciava il sole di avvolgerlo in una nuvola nera e nelle tenebre eterne se non si fosse sbrigato a tramontare per cedere il posto alla notte, e questo perch? lei potesse fare i suoi incantesimi. ?Ieri, mentre tornava dalle terme scorse per caso questo giovane nella bottega di un barbiere che si stava facendo tagliare i capelli. Ce n'erano gi? molti ciuffi per terra, caduti sotto i colpi delle forbici, e lei subito mi ordin? di andarli a raccogliere, senza farmi vedere. Ma il barbiere mi sorprese proprio sul fatto e poich? noi siamo malviste un po' da tutti per le nostre pratiche malefiche, mi invest? malamente: 'Ehi, tu, strega della malora, la vuoi smettere di venire a rubare i capelli dei giovinotti per bene? Se non la pianti con questa infamia, di sicuro ti consegno ai magistrati' e detto fatto mi cacci? una mano in petto e dopo avermi frugata, tutto arrabbiato, tir? fuori i capelli che io vi avevo nascosti. ?Ci restai molto male pensando che la padrona, la quale per contrattempi del genere se la prende moltissimo, mi avrebbe frustata a sangue e quindi ero gi? decisa a fuggire, ma poi, pensando a te, cambiai subito idea.
 

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